Quando vedere azioni e le giuste ragioni per farlo

Questo è l'ultimo articolo nella serie su come fare l'analisi delle aziende in cui siamo interessati ad investire. La serie consiste nel:

Il migliore momento per vendere

Warren Buffett ci insegna che non dovremmo mai voler vendere un'azienda che compriamo. Infatti, dovremmo sempre e solo comprare azioni che abbiamo intenzione di tenere indefinitamente. In pratica, però, anche l'Oracolo di Omaha si è trovato a voler vendere. È inevitabile. Allora, cerchiamo di capire quali sono le giuste ragioni per farlo e, soprattutto, facciamo nostre le ragioni per cui è assolutamente sbagliato!

Non comprare azioni se non hai intenzione di tenerle almeno per 10 anni Warren Buffett

Iniziamo sfatando un mito: non esiste un momento migliore per vendere azioni! Nel mondo degli investimenti si dice sempre che bisogna "comprare (a prezzo) basso e vendere (a prezzo) alto". Un concetto banale, ma forviante. La verità è che bisogna comprare a un prezzo onesto, usando un margine di sicurezza, e vendere solo in casi eccezionali. Investendo al modo di Buffett, saremo naturalmente allontanati da aziende (o dal mercato nella sua interezza) le cui valutazioni iniziano ad essere troppo generose.

Ma vediamo effettivamente quali sono i motivi per cui vale la pena vendere e non.

I motivi sbagliati per vendere

Ci sono tanti motivi per vendere azioni, ma alcuni sono veramente pessimi. Purtroppo, sono anche i più comuni ed il motivo per cui la maggior parte dei piccoli investitori privati perdono soldi in borsa. Vediamoli.

Il prezzo è salito: vendo per prendere un profitto?

Tanti ci hanno scritto chiedendo: "Il prezzo delle azioni X è salito e adesso ho un profitto del TOT%. Dovrei vendere per prendere un profitto?" La risposta è: assolutamente no!

Prima di tutto, se abbiamo comprato un'ottima azienda, perché mai venderla? Immaginate di avere un bar o una bottega in paese. Pensereste davvero di volerla vendere ogni giorno? Se si, magari siete nel business sbagliato! O nel caso di azioni, magari non avete approcciato l'acquisto da veri investitori, ma da traders.

In secondo luogo, vendere significa tagliare le gambe alla nostra macchina per soldi! Ricordate che se siete proprietari di un'azienda, quella, dal CEO a chi si occupa delle pulire l'ufficio, sta lavorando per voi! E ricordate anche dell'effetto dell'interesse composto! Più tempo lasciamo il nostro capitale a lavorare, più questo crescerà rapidamente. Sarebbe stupido bloccare questo processo.

Infine, praticamente tutte le persone che ci hanno scritto hanno menzionato profitti del 5-10% ma, onestamente, guadagni in queste percentuali sono veramente poco! È la normale volatilità giornaliera del mercato. Ha senso, invece, considerare di vendere una parte delle azioni se in un arco di tempo breve (pochi giorni o settimane) vedessimo il prezzo salire del 200% o più. Quanto? Una "rule of thumb" sarebbe vendere tra il 20% e il 50%: il capitale che abbiamo investito inizialmente, al massimo con qualche profitto.

Posso approfittare della volatilità?

Un'altra domanda che ci è stata posta spesso è del tipo: "se sto facendo un guadagno, ha senso vendere e ricomprare quando il prezzo scende?". Anche questa, è una domanda che viene da porsi naturalmente all'inizio di un percorso nel mondo degli investimenti. Se fosse possibile, però, saremmo tutti straricchi! La verità è che è impossibile prevedere i movimenti di mercato, approfittarne, e/o mantenere i nervi saldi per farlo quando le cose vanno storte. Tanti ci provano e pochi ci riescono a lungo andare. Questo è il mestiere dei day traders.

Ricordate la metafora del Sig. Mercato descritta da Benjamin Graham ne The Intelligent Investor? Il Sig. Mercato è il nostro socio in affari, ma è anche una persona bipolare. Ogni giorno ci propone di comprare le sua quote societarie o di vendergli le nostre a un certo prezzo. Per la maggior parte, il Sig. Mercato sembra avere uno stato emotivo stabile. In realtà, ogni giorno si sente un po' triste o un po' felice. A volte, però, è particolarmente esuberante o depresso. Quando si sente triste o depresso, il Sig. Mercato ci propone un prezzo basso. Quando è felice o esuberante, un prezzo alto. Anche se sembra un pensiero cattivo, invece di farci trascinare dalle emozioni del Sig. Mercato, dobbiamo invece approfittare delle sue "proposte" per comprare quando il prezzo è particolarmente basso e vendere quando il prezzo è particolarmente alto.

Direte voi, "se il Sig. Mercato fa così ogni giorno, perché non approfittare, allora?" Più semplice a dirsi che a farsi. Non sappiamo quando il Sig. Mercato cambierà umore. Potrebbe essere esuberante o depresso per un lungo periodo di tempo, o anche solo per qualche ora. Poi, nella maggior parte dei casi, il suo umore non cambia radicalmente di giorno in giorno, ma oscilla di poco. Un po' triste un giorno, un po' felice un altro. Quindi, rischieremmo di vendergli le nostre quote della società solo per vederlo continuare ad essere felice o addirittura esuberante per molto tempo, perdendo del potenziale guadagno. Allo stesso modo, potremmo comprare quando è depresso ma vederlo essere depresso ancora per molto tempo.

Insomma, fare "timing" del mercato è impossibile e provarci è una perdita di tempo. Provare a giocare con la volatilità di prezzo delle azioni è dunque un gioco a cui non vale la pena giocare. Poi, in pratica, ci sono anche commissioni e costi di conversione di valuta (se necessari) da considerare. Quindi, su movimenti irrisori, è un gioco a perdere. Per questo, statisticamente, nell'arco di 3 anni, oltre il 90% dei "day traders" perde soldi.

Il prezzo è sceso: ho sbagliato a comprare!

Questo è un altro degli errori più comuni: vendere solo perché il prezzo è sceso. Come non bisogna vendere perché il prezzo è salito, non bisogna nemmeno vendere solo perché il prezzo è sceso! Soprattutto se si tratta di piccole somme. Perché?

Prima di tutto, ricordate che il marcato è volatile, quindi il prezzo di ogni azione varia ogni giorno. In secondo luogo, molte aziende pagano dividendi che possono, nel tempo, coprire eventuali perdite di capitale "su carta". Infine, se dopo aver fatto una ricerca rigorosa abbiamo comprato un'azienda e le condizioni economiche dell'azienda non sono cambiate, il prezzo cosa importa?

Se non abbiamo sbagliato nella nostra valutazione, prima o poi il valore dell'azienda verrà riconosciuto dal mercato e il prezzo risalirà. La domanda che dobbiamo porci, allora, è: abbiamo commesso un errore di valutazione? Per rispondere, e soprattutto, prima di vendere, rileggiamo le nostre note sull'azienda - la storia che ci siamo creati nei passaggi precedenti - e chiediamoci se è ancora valida. Se si, non c'è motivo di preoccuparsi, anzi, il ribasso di prezzo potrebbe essere invece un'ottima occasione per accumulare più azioni di quell'azienda a un prezzo ancora migliore di quello che avevamo pagato all'inizio!

I giusti motivi per vendere

Il che ci porta ai giusti motivi per vendere.

La storia è cambiata

Se nel rivalutare un'azienda o l'industria in cui opera ci rendiamo conto che la storia è cambiata, allora potrebbe essere un buon momento di vendere, anche se dovessimo materializzare una perdita.

Questo è il miglior motivo per vendere. Per esempio, Warren Buffett a Marzo 2020, col collasso dell'industria turistica a causa dell'epidemia di COVID-19, ha deciso di vendere tutte le azioni che aveva di line aree, materializzando una perdita di circa ~$10 miliardi.

La decisione è stata presa non perché il prezzo delle azioni di quelle aziende sono crollate all'improvviso, causando la perdita, ma perché tutte le linee aree si sono trovate nella condizione di dover farsi carico di molto più debito del previsto e al contempo vedere un lungo periodo di inattività o bassa affluenza. Purtroppo, gli arei devono circolare con senza passeggeri, semplicemente per tenerli un buone condizioni. Le linee aree hanno anche contratti con certi fornitori di cibo, carburante, aeroporti, e chiaramente con il personale, che vanno pagati comunque. In più, la pandemia ci ha subito insegnato che è possibile lavorare produttivamente da casa, e che tanti meeting aziendali non vanno necessariamente fatti di persona; e i viaggi di lavoro rappresentano la fetta più grossa dei profitti prodotti nell'industria. Non si sa se quel tipo di viaggi torneranno mai al livello pre-COVID; probabilmente no.

Abbiamo trovato un'azienda migliore

Quando troviamo una buona azienda in cui investire, dobbiamo subito chiederci come si paragona alle altre aziende che abbiamo. Abbiamo abbastanza capitale per comprare azioni a sufficienza di quest'azienda per il nostro portafoglio? Se no, qual'è la "peggiore" delle aziende che abbiamo? Il potenziale guadagno (non per l'aumento di prezzo, ma nelle operazioni della società) è migliore della nostra peggiore azienda? Se si, magari varrebbe la pena vendere le azioni di quella per comprarne del nuovo diamante che abbiamo trovato.

Abbiamo bisogno di capitale

Chiaramente, un altro buon motivo per vendere è che abbiamo bisogno di capitale. Non sto a giudicare cosa sia un buon uso di capitale o meno. Personalmente, non venderei ma azioni per comprare un'auto o una casa, o qualsiasi altro bene materiale. Il percorso che io e Jessica abbiamo intrapreso è quello dell'indipendenza finanziaria, quindi venderei solo per far fronte ad un'emergenza o per ritirare il capitale necessario a pagare le nostre spese annuali una volta pensionati, se mai decideremo di non lavorare più.

Conclusione

Ho cercato con quest'articolo di mettere in luce i principali motivi per cui vale la pena vendere azioni e quelli per cui non vale la pena farlo. Con la giusta forma-mentis possiamo approfittare dei prezzi offerti dal mercato, ma non dobbiamo provare ad abusarne, nè farci trascinare degli andamenti di mercato.

Da investitori siamo proprietari di aziende, non speculatori! Alla fine, la risposta sul se valga la pena vendere si riduce a porsi due domande:

  • La storia dell'azienda è cambiata?
  • Una volta aver venduto, cosa ho intenzione di fare con quel capitale?

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